Non sono arrivata a capire subito la differenza tra “definizione dei tuoi obiettivi” e “capiamo come arrivarci costruendo la strada su basi solide”.
Insomma, dai! Se sei gifted sai bene di cosa parlo! Se voglio realizzare qualcosa, capisco come farlo e lo faccio. E siccome lo capisco prima e più rapidamente, perché, visto che mi viene bene, dovrei occuparmi di rallentare, riflettere, definire i particolari… in pratica, annoiarmi?!
Chi ha a che fare con i bambini e i ragazzi gifted tutto questo lo vede accadere ogni giorno: non hanno un metodo strutturato, perchè hanno talento nel capire rapidamente e agiscono trovando soluzioni che spesso ci lasciano di stucco. Poi, però, crescendo e trovandosi in contesti maggiormente sfidanti arrivano a sentirsi meno efficaci, provano ad applicare le stesse regole usate fino a ieri cadendo invariabilmente nell’errore e generando una frustrazione legata al fallimento che li scoraggia e li porta a rinunciare perché “mica sono così intelligente come dici tu!”.
Il problema che non sei tu
Per i gifted, tutto questo ha a che fare con un funzionamento cognitivo che è la norma: agire sapendo come fare. A volte senza saperlo spiegare. Ecco perché, se poi si prova ad andare a fondo cercando di capire cosa davvero è alla base del loro comportamento, quali sono i punti di riferimento interni che hanno e su cui basano scelte e azioni, è facile osservare come su questo abbiano bisogno di riflettere.
In questo senso, il problema (se di problema vogliamo parlare) non è “essere gifted”, ma esserlo senza avere qualcuno che ci aiuti a identificare, scegliere consapevolmente – perché compresi profondamente – i nostri valori più alti, tanto da permetterci di assumerci la responsabilità di creare una nostra identità dinamica realmente basata su di essi, uscendo da quella richiesta – che ben conosciamo – di uniformarci a un programma unico e ai valori del gruppo di riferimento.
Di che identità sei?
“La mia difficoltà è tutta nelle relazioni: ancora una volta non riesco ad andare d’accordo con il team. Per me quello che fanno e come pensano il lavoro è, per il 90% delle volte, un ammasso di idiozie. Ma non posso dirlo ai capi, così vivo costantemente tra la frustrazione di non riuscire a cambiare le cose e il desiderio di andarmene!”
Il percorso di coaching con T. è iniziato da quella che sembrava una richiesta chiara: non so cosa devo fare. Andando subito a lavorare qualche strato al di sotto di questa superficie (a partire da quel “devo” che poco aveva a che fare con il “voglio”), tra le prime cose che sono emerse è stata la sua passione per la natura e un sogno tenuto in un cassetto – su cui mentalmente aveva scritto “IMPOSSIBILE” –: aprire un agriturismo e creare percorsi di pet therapy per bambini e ragazzi.
E su “quell’impossibile” abbiamo iniziato a lavorare davvero, a cominciare proprio dai suoi valori più alti, perché comprendesse a cosa fosse davvero profondamente radicato.
Quando sappiamo cosa stiamo cercando, cosa vogliamo per noi stessi e per il nostro mondo, presente e futuro, e iniziamo a costruire una nostra personale mappa di pensieri e comportamenti solidi e coerenti, diveniamo abili a raggiungere i nostri obiettivi soprattutto quando le cose si fanno difficili. Senza tutto questo, è facile notare come le nostre reazioni alle difficoltà in alcuni casi siano orientate alla soluzione, mentre in altre siano solo lamentela e sfiducia e voglia di tagliare i ponti del tutto.
Cerca, rifletti, radica
Parlare di valori non è mai inutile. Nei primi anni di scuola non vengono insegnati e per questo non diventano un elemento di auto-osservazione la cui importanza, a mio avviso, è fondamentale.
Ogni evento è interconnesso, e alla base di tutto ci siamo noi: per quanto il pensiero divergente possa produrre esempi e molteplici ramificazioni di soluzioni, c’è sempre un tema che accomuna tutto. Perché se uno dei miei valori è chiaramente la condivisione, quando non sento di riuscire a connettermi con l’altro so che il problema non è il rapporto in sé o, peggio, solo l’altro, ma la mancata possibilità di seguire il mio valore in quel preciso momento e in quella specifica dinamica. Comprendere questo significa cambiare traiettoria di scelta: c’è qualcosa che posso fare per migliorare la situazione e co-realizzare una relazione basata sui miei valori? Oppure è necessario che io rifletta su un cambiamento più profondo e definitivo?
Abbracciare la nostra scala di valori e il modo in cui le nostre emozioni le sono strettamente legate è di grande utilità, perché attraverso questa consapevolezza ci diamo modo di allineare le nostre aspirazioni con chi vogliamo essere e scopriamo di poter accedere ad un’ampia gamma di possibilità per personalizzare e organizzare il nostro percorso futuro.
Darsi il permesso
E in quel “darci il modo di” sta la difficoltà che, spesso, noi gifted sentiamo. Perché è vero: vivere per anni una comunicazione – che quando è implicita non ha meno forza d’urto – di dover valutare gli obiettivi, le prospettive, il comportamento e quindi le nostre scelte solo e soltanto alla luce del doversi conformare alle norme sociali e culturali, può generare confusione e grandi difficoltà nell’anteporre sé stessi a tutto il resto. Anche perché, ovviamente, le parole e le definizioni che tentiamo di usare non sono le nostre, ma di un contesto neurotipico che si muove su altre vie.
Allora, la sfida iniziale sta tutta nel darsi il permesso di esplorare la propria prospettiva e di poter fare scelte solo basandosi sulle proprie personali preferenze, riscoprendo un modo di essere e quindi di vivere che è talmente fluido da lasciarci sorpresi, spesso.
E quindi adesso cosa puoi fare?
Se vuoi saperne di più, se qualche domanda inizi a fartela o se ti senti già da un po’ disallineato nelle tue scelte e nelle reazioni che hai agli eventi di tutti i giorni, puoi venire ad ascoltarmi raccontare di un semplice esercizio per iniziare ad esplorare i tuoi valori nel podcast di Conversazioni Neurodivergenti che condivido con Alessandra Marconato.
E se le tue sfide le senti troppo difficili perché uniche e legate alla tua esperienza e alla tua provenienza, sappi che è tutto normale! Tutti più o meno abbiamo bisogno, a un certo punto, di ricevere un aiuto da chi, con le sue specifiche competenze, è in grado di sostenerci nel cambiare modo di osservarci. Per quanto lungo possa essere il lavoro da fare su te stesso, il risultato sarà sempre una vita a tua reale misura.
“Se avessimo saputo che cosa stavamo facendo non l’avremmo chiamata ricerca, giusto?”
Albert Eirstein