Lumina n. 21

23 Feb 2025

E se non fosse tempo ma relazione?

Per un bambino gifted il tempo finisce spesso per rappresentare un nemico, qualcosa che va avanti inesorabilmente senza tener mai conto del ritmo, delle inclinazioni, dei desideri del bambino stesso. Qualcosa che sembra adattarsi agli altri e mai a lui. Perciò imparare a gestire il tempo diventa fondamentale per aiutarlo a crescere senza stress e pressioni eccessive. Come farlo in modo che tenga conto della loro unicità, del loro bisogno di stimoli e, spesso, delle dinamiche complesse che possono emergere con gli insegnanti?

Sempre in ritardo o sempre in anticipo 

Iniziamo da una consapevolezza fondamentale: il tempo, per un bambino gifted, è un concetto dinamico e personale. Non si riempie semplicemente con un elenco di attività da completare, perché è una strada in cui corrono pensieri, idee, emozioni: c’è un grande traffico!

Può capitare a molti gifted, soprattutto da piccoli, di soffrire la dimensione del tempo, perché sembra mettere in luce la loro vulnerabilità nel faticare a conformarsi a regole non pensate per loro e per le loro piccole grandi menti.

Per un bambino gifted, la gestione del tempo non è solo una questione di organizzazione, ma di relazione con il tempo stesso. Scadenze rigide, orari prestabiliti, compiti scanditi con precisione: capire quando esista un “tempo giusto” o “sbagliato” per fare qualcosa può diventare fonte di grande stress. E come biasimarlo? La fretta e la pressione rischiano di scontrarsi con la sua naturale inclinazione a prendersi il tempo necessario per analizzare, comprendere, elaborare, collegare e connettere quasi senza limiti. Non è raro, infatti, che i bambini e i ragazzi gifted si sentano costantemente in ritardo o, al contrario, troppo in anticipo – non solo rispetto agli impegni, ma anche rispetto a sé stessi. Impossibilitati a seguire il proprio ritmo, finiscono per percepire un senso di inadeguatezza schiacciante, sproporzionato alla loro età. Così, il tempo smette di essere una risorsa neutra e diventa una minaccia, qualcosa che sembra mettere in discussione le loro capacità, quasi fosse un giudice silenzioso ma sempre presente con cui dover fare i conti a fine giornata.


🐢 Standard troppo alti possono rallentare


Molti bambini gifted si trovano a lottare con l’idea che ogni loro azione debba rispondere a standard elevatissimi, imposti spesso dagli adulti intorno a loro. Questo spinge la ricerca della perfezione a un punto tale che il tempo diventa un bene da non sprecare mai, come se ogni minuto dovesse essere impiegato in modo impeccabile. La costante corsa per fare tutto al meglio può scontrarsi con la procrastinazione e trasformarsi così in una pressione insostenibile, alimentando un’ansia sottile ma persistente, e la sensazione che, nonostante gli sforzi, non siano mai abbastanza. Questo spirale di insoddisfazione non solo li rallenta, ma rischia di immobilizzarli completamente.

Da genitori, insegnanti e figure di riferimento, è nostro compito insegnare loro che il tempo non è solo un susseguirsi di azioni da completare, ma un flusso che include anche pause, riflessioni e sperimentazioni. Aiutiamoli a vedere gli errori non come fallimenti, ma come occasioni di crescita, affinché imparino a “fare” senza il timore paralizzante di non essere all’altezza.

🤔 Ma, quindi, come posso aiutarlo DAVVERO?

Imposta routine flessibili, non rigide: crea routine (e se puoi coinvolgilo nel crearle insieme) che diano spazio alla sua curiosità senza farlo sentire ingabbiato. Consenti delle deviazioni per esplorare nuovi interessi, ma mantieni un certo ordine che lo aiuti a concentrarsi.

Incoraggia un approccio proattivo alla gestione dei compiti: stimola la sua autonomia. Fai domande come “Come pensi di affrontare questo compito?” o “Cosa ti aiuta a concentrarti meglio?”. Il coinvolgimento attivo nel processo di organizzazione del tempo rafforza il suo senso di controllo.

Concentrazione senza giudizio: se ha l’idea di dover “essere sempre il migliore”, incoraggialo a concentrarsi sulla qualità e sull’autosoddisfazione, invece di gareggiare costantemente con il tempo o con gli altri.

Parla di “tempo utile”: il concetto di produttività spesso è sovrapposto con quello di “fare sempre qualcosa”, mostra loro che anche nel far “nulla” il tempo può essere utile! Un buon libro, un’osservazione, un’idea che nasce durante una passeggiata possono essere altrettanto significativi.

Usa il loro amore per la conoscenza! Se il bambino lo trova divertente, puoi provare a introdurre metodi relativi alla gestione del tempo (ad esempio la tecnica del pomodoro, ma adattata: intervalli di 20-25 minuti per un bambino possono funzionare, oppure l’uso delle clessidre per divertirsi a veder scorrere il tempo lentamente). Può diventare un gioco di tentativi, finché non troverete insieme il metodo più adatto! Un po’ come diceva il Maestro Yoda: “Fare o non fare, non esiste provare”.


IL TEMPO CHE HO SCOPERTO QUESTA SETTIMANA


Qualche giorno fa, nello studio di un professionista, mentre aspettavo il suo arrivo, mi sono soffermata a lungo a guardare fuori dalla porta finestra della sala riunioni in cui ero stata fatta accomodare.

Il sole di febbraio era caldo ma non invadente, filtrava dolcemente attraverso i vetri, illuminando la vista su un vivaio. Palme, alberi da frutto, e più in là la strada, con i camion che passavano come minuscoli modellini giocattolo. Più vicino, la ringhiera del balcone, segnata dal tempo, messa in sicurezza perché arrugginita e danneggiata (quanto impiega il ferro ad arrugginire in condizioni simili?)

Ho lasciato che il tempo scorresse, semplicemente osservando. E a un certo punto mi sono accorta che stavo vivendo quell’attesa come una vera e propria meditazione. Ho portato l’attenzione sul respiro, rilassato le spalle, lasciato che il corpo trovasse lentamente la sua posizione più comoda sulla sedia, mentre i pensieri vagavano liberi, senza una direzione precisa.

Spesso, soprattutto per chi è immerso in impegni professionali tra riunioni online, corse dal commercialista, telefonate con il team e programmazioni di ogni genere, il tempo sospeso sembra una perdita di tempo. Un vuoto improduttivo e quindi, per questo, difficile da accettare.

Ma se anche tu vivi nella costante convinzione che solo riempiendo la tua agenda potrai sentirti presente nel tuo lavoro e nella tua vita, fermati. Adesso. Respira.

Sei abituato a correre, a pensare più veloce degli altri, a sentire tutto con un’intensità che a volte è un dono, a volte un peso. Hai riempito ogni spazio con idee, con progetti, con mille domande che il mondo spesso non sa come accogliere. Hai cercato risposte, hai cercato il senso. Ma forse il senso è proprio qui, in questo istante sospeso.

Non devi sempre dimostrare qualcosa. Non devi sempre essere utile, produttivo, brillante. Non devi essere niente di più di quello che sei, adesso, mentre il sole filtra dai vetri e tu semplicemente esisti.

Lascia andare le scadenze, il rumore che sovrasta i pensieri.

Se il mondo finisse tra cinque minuti, ora a cosa davvero daresti attenzione? Voglio che tu sappia questo: sei stato abbastanza. Sempre. Anche quando non ci credevi. Anche quando ti sembrava di sprecare tempo. Anche quando hai pensato di aver sbagliato strada. Anche quando ti sei convinto che avessero ragione gli altri. Anche quando hai fallito. Soprattutto quando hai fallito e il tempo ti è sembrato infinito.

Hai sempre brillato, anche nel buio. E questo basta.

E questo basta, davvero.

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