Di paure, nuovi inizi e altri disastri perfetti
Sono stata a vedere uno spettacolo a teatro, che parlava di procrastinazione. Mi è sembrato un bel segnale dell’universo!
La storia della protagonista, una giovane sceneggiatrice, si sviluppa attraverso dialoghi comici con le sue voci interiori, che cercano di mostrarle come stia facendo di tutto pur di non tornare a scrivere.
Ma lei non solo non lo vede, non riesce neanche a dirla quella parola…procrastinare!
La storia è molto più profonda delle risate che suscita perchè alla fine emerge la paura di non farcela, di non essere all’altezza, di deludere se stessa e chi la ama.
Mi ha colpita profondamente, perchè il lato oscuro del rimandare all’infinito è fatto anche di questa paura, e non di rado l’ho affrontata nei miei percorsi.
“E se fallisco come ne esco!?”
Quando C. mi ha chiesto di far luce insieme sulla sua difficoltà a portare a termine le cose, si trovava in un momento molto delicato perchè aveva appena concluso l’acquisto di un locale e doveva iniziare ad organizzare la successiva apertura. Però rimandava: un giorno perchè doveva aiutare un amico, un altro perchè c’era il figlio da accompagnare a rugby, un altro perchè era troppo stanco. Tutte cose che normalmente gestiva incastrandole con il resto delle esigenze, ma che per qualche motivo adesso sembravano insormontabili.
La paura di farcela è emersa quasi subito: l’aspettativa che aveva del suo lavoro, del suo successo, era davvero molto alta. Pretendeva la perfezione, l’assenza assoluta di errore, e si trovava spesso a non dormire la notte a furia di pensare cosa sarebbe successo se avesse fallito.
I disastri perfetti
Ho capito una cosa in questi ultimi anni: da gifted, sappiamo o comunque comprendiamo benissimo che il fallimento è un processo di crescita. Ma questo non ci impedisce di volerlo evitare come la peste nera. Ci fa sentire a disagio, come se non avessimo mantenuto la promessa di farcela. In un certo senso, ci auto dotiamo del potere di deludere gli altri. Proprio noi, in tutto il mondo.
E poi ho capito un’altra cosa: che se ti chiedi “a chi importa se fallisci?” il più delle volte non troverai una sola persona la cui vita cambierà così radicalmente se tu fallirai. L’impatto che hai nella tua esistenza non sarà mai altrettanto potente nella vita altrui, quindi a chi importa davvero se fallisci? A te. E capire perchè e come ci sei arrivato è il vero punto della questione.
C. il suo locale lo ha aperto, e il primo giorno è davvero successo di tutto! Quando me l’ha raccontato però, rideva perchè di fronte agli ostacoli aveva trovato il modo di rafforzarsi e di reagire. Non ha lasciato andare la tendenza al perfezionismo, ma ha imparato a vederla, riconoscendola nei suoi atteggiamenti quando aumenta l’ansia e il sonno ne risente, e ad usare modalità differenti per proteggersi dallo stare inutilmente male.
Non si smette di procrastinare, ma si può imparare a ballarci dentro.
Se ci concentriamo sul voler togliere quello che non ci piace di noi, rischiamo di combattere tutta la vita contro i mulini a vento.
Se invece iniziamo con il far la conoscenza con i nostri limiti, allora forse potremmo piano piano scoprire che trasformare è più semplice: presuppone ricerca e scoperta, nuovi strumenti e riutilizzo di quelli vecchi, sperimentazione e alla fine un nuovo paradigma di pensiero che possiamo adottare per ogni futura emergenza.
Alla faccia del noia, è pure divertente!
COSE BELLE CHE HO IMPARATO QUESTA SETTIMANA
Sono stati giorni faticosi, per diversi motivi. A volte ho voluto pensarmi nel fallimento. Ma poi c’è sempre stato quel pensiero che mi ha portata via: il privilegio di ascoltare una lezione all’università, la fortuna di vivere questa mia vita, la bellezza di affondare il viso nel pelo morbido della mia gatta, una sera a teatro, la telefonata con quella persona, una cena tra amiche.
Imparare a vedere davvero le cose che sono ogni giorno davanti a noi, che tocchiamo, sperimentiamo, viviamo, è la via per rimettere in equilibrio un pensiero che troppo spesso vola verso il basso. Ricordando(ci) che ce lo meritiamo. Perchè gifted non fa rima con perfezione. Ma con amore e rispetto di sé.
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