Lumina n. 2

13 Ott 2024

Se devi scegliere, traccia un nuovo sentiero.

Qualche giorno fa, durante la sessione di follow up con una cliente, ho lavorato su una percezione che mi arrivava netta: stava andando in crisi perchè doveva scegliere di adeguarsi a profili professionali che vorrebbe invece abbandonare, mentre rinunciava ad una proposta che, per soldi e stimoli, l’avrebbe aiutata a gestire meglio quella scelta. Rinunciando e focalizzandosi su un tema stressante, non vedeva che stava dando spazio e priorità ad una relazione. E che questo era, per lei, uno schema ripetuto nel tempo.

Se c’è uno schema, c’è un messaggio.

E per lei è stato capire che non si era presa ancora il giusto tempo per elaborare la sua vita interiore negli ultimi mesi e su quanto solo gli obiettivi fossero al centro, mentre continuava a ritagliarsi l’ennesimo secondo posto.

Si cresce e ci si forma nell’idea della propria diversità come di qualcosa che deve essere cambiato, a volte tolto, bene che va ridimensionato. E così, si prova a prendere forme e spazi quando possibile. Ripetere uno schema lo consolida: ecco che, da adulti, anche quando ne abbiamo la possibilità, non ci permettiamo più di espanderci.

La realtà, invece, è che quando una persona plusdotata decide con consapevolezza di manifestare come pensa, come affronta la vita, e comincia ad usare quelle che identifica come debolezze, portandole al centro e raccontando come le gestisce, si crea uno spazio di bellezza che cambia il mondo intorno.

In questi giorni è arrivata la notizia dell’assegnazione del Nobel per la Pace a Nihon Hidankyo, il movimento dei sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, che si sforza di promuovere un mondo senza armi nucleari.

Viviamo un mondo in cui sembra prevalere il male e la distruzione. Ma una notizia del genere mi fa riflettere su come la percezione sia errata: sono molte di più le persone che vogliono la pace e che agiscono per la pace di chi pensa e agisce diversamente. E hanno un potere infinito nel poter cambiare le cose.

Se alleniamo solo il muscolo per difenderci dal troppo (rumore, luci, stress di un luogo di lavoro che non è il nostro posto), piano piano ci togliamo proprio quello spazio di espressione di noi stessi che invece ci appartiene per diritto di nascita.

Chiediti: come posso utilizzare la mia peggiore debolezza? Come posso espandermi, una parte alla volta, lasciando andare il controllo e la difesa? E come questo mi permette di trasformare anche l’ambiente intorno a me?

Cose belle che ho imparato in questa settimana:

non sempre mi ricordo che posso concentrarmi sul costruire un nuovo cammino, ma quando lo faccio, come nel domino, tutto intorno a me comincia a percorrere la stessa strada. Ed è sempre una piccola magia!

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