Riprendere a studiare da gifted adulti
Mi sono iscritta all’università per prendere la mia prima laurea. Ne parlo spesso, perché è stata una decisione che ho maturato nell’arco di un paio d’anni. Dopo il Master che mi ha permesso di approfondire i temi della plusdotazione, mi era mancata tantissimo l’atmosfera universitaria: le lezioni, il confronto, le sfide. E sì, anche quel mix di entusiasmo e fatica che rende un percorso formativo così coinvolgente.
Ma, al di là di questo pensiero un po’ romantico, prima di buttarmi ho riflettuto a lungo (anche memore di esperienze passate). Un percorso triennale e magistrale avrebbe inevitabilmente portato un bel po’ di complicazioni nella mia vita già piuttosto piena. Mille domande mi giravano in testa: riuscirò a gestire studio, lavoro, vita personale? Saprò mantenere il ritmo senza perdere la motivazione, ma anche senza stressarmi troppo? E se gli esami andassero male? Quanto sono realistiche le mie aspettative?
Per testare il terreno, ho deciso di iniziare con un esame da non frequentante. Ho scelto sociologia generale, pensando che fosse un buon punto di partenza. Convinta di essere pronta, mi sono seduta davanti al professore e… scena muta. Un disastro!

Ci ho messo un po’ a rielaborare quell’esperienza e a capire cosa non aveva funzionato:
👉era la prima volta che entravo in quell’università, e l’impatto emotivo di un luogo nuovo si è fatto sentire.
👉Era il primo appello della sessione invernale, e non avevo idea di come il professore conducesse l’esame.
👉Non conoscevo il docente, il suo stile, gli argomenti su cui aveva insistito di più o di meno.
👉Mi mancavano alcune basi propedeutiche, utili per argomentare con più efficacia.
👉Non avevo fatto rete con gli altri studenti, e questo mi ha tolto la possibilità di confrontarmi, di raccogliere dubbi e soluzioni preziose.
Insomma, ho pensato bene di uscire da tutte le mie zone di comfort… nello stesso giorno! Poteva andare peggio? Non credo!
Ma da quella batosta ho imparato tanto. Primo fra tutti: partecipare o almeno ascoltare le registrazioni delle lezioni è fondamentale. Da lì in poi ho iniziato a frequentare con costanza e a costruire relazioni con altri studenti. Ho scoperto che non sono l’unica adulta a rimettersi in gioco, e che affrontare un nuovo percorso con la maturità di oggi è un’esperienza potente, ma anche molto complessa.
Se poi ci metti che sono anche gifted, il mix è esplosivo. L’entusiasmo per imparare cose nuove si scontra spesso con la realtà degli impegni quotidiani: lavoro, casa, responsabilità. E la frustrazione è sempre in agguato.
E allora? Come si fa a restare dentro un progetto senza farsi travolgere?

🔗 La vita non è fatta di blocchi separati
La prima cosa da fare credo sia quella di immaginare che la vita sia molto più simile alla nostra mente di quanto si possa pensare. Noi gifted pensiamo in modo arborescente, collegando i puntini tra le idee, le intuizioni, le emozioni e la realtà. È bellissimo, ma può anche diventare estenuante, soprattutto quando torniamo a studiare da adulti. Perché per noi non è mai solo “studio”: è una sfida totale, un vortice che ci assorbe completamente. E poi c’è il perfezionismo – quel compagno fedele che ci ha resi brillanti e precisi, ma che, quando gli impegni si accumulano, rischia di farci sentire sopraffatti. L’organizzazione diventa un’arma a doppio taglio: necessaria, ma soffocante.
Col tempo ho capito che la vita non è fatta a compartimenti stagni. Non ci sono blocchi separati, ma una rete intricata dove tutto si intreccia. Come nel nostro pensiero, che abilmente collega le ramificazioni in un’operazione generale di astrazione, anche la nostra esistenza richiede quella visione d’insieme e quella capacità di destreggiarsi tra diversi impegni. Tornare a studiare da adulti significa imparare a bilanciare le varie sfaccettature della vita, senza perdere di vista le priorità e la visione d’insieme!

La storia di Luca: tra lavoro, studio e resilienza
Quando Luca, un manager gifted di successo di 45 anni, si è rivolto a me, la sua storia mi ha colpita profondamente. Nonostante una carriera luminosa e un lavoro che lo appagava, portava dentro di sé un rimpianto: non aver seguito la sua grande passione per la filosofia. Spinto, in gioventù, dalle pressioni esterne a optare per una facoltà “dal lavoro sicuro”, Luca nutriva una profonda tristezza per non aver potuto conoscere quel “Luca” che sarebbe potuto essere, che avrebbe passato ore a studiare Kant e a dibattere con i professori su quello o l’altro concetto. Deciso a non lasciare che il rimpianto definisse il suo futuro, ha preso una decisione coraggiosa: iscriversi a un corso online universitario di filosofia. Per lui, questa era l’unica opzione per placare almeno in parte quel vuoto interiore.
Non passò molto tempo prima che la sua dedizione, tipica di noi gifted, iniziasse a imporgli nuove sfide. Luca si trovò così assorbito dagli studi da trascurare gli altri aspetti della sua vita – il lavoro, la famiglia, e persino le piccole gioie quotidiane.
• Insieme a lui, abbiamo iniziato un percorso di riflessione e ricalibrazione. La prima consapevolezza è stata chiara: Luca non voleva cambiare lavoro. Quello che cercava era una vita più ricca, in cui il suo amore per la filosofia potesse coesistere con le altre responsabilità quotidiane. Voleva riprendersi quel pezzetto di sé che aveva messo da parte, senza rinunciare a ciò che aveva costruito nel corso degli anni.
• Abbiamo definito dei confini temporali, strutturando un calendario che delimitasse gli orari dedicati allo studio, tenendo conto anche di sessioni intense, di cui Luca ha bisogno per sfamare la sua curiosità. È servito tempo per imparare a “spegnere” la modalità studio quando era il momento di dedicarsi ad altri ambiti, ma siamo riusciti a trovare un equilibrio cucito su di lui.
• Abbiamo definito le priorità, comprendendo cosa contasse realmente per lui, quali fossero i suoi obiettivi. Chi sarebbe stato Luca tra cinque anni? Dove voleva essere? Era pronto a perdere qualcosa in favore di una novità o voleva solo arricchire il suo tempo libero? Quali impegni erano inderogabili e quali traguardi erano davvero raggiungibili?
• Abbiamo riportato il focus sull’arricchimento personale. In fondo era questo il motivo per cui Luca si era rimesso a studiare, arricchirsi e divertirsi.
Luca ha imparato a riconoscere che la sua dedizione totale, pur essendo una qualità preziosa, va modulata in funzione degli altri impegni. Ha ritrovato quella parte di sé che desiderava esplorare, integrandola nella sua vita, e questo ha arricchito non solo il suo bagaglio culturale, ma anche la sua capacità di leadership e il suo benessere emotivo.

📚 Imparare qualcosa per migliorare in tutto
Un nuovo percorso di studi è un tassello che andrà ad arricchire anche le altre sfere della tua vita, ne sono profondamente convinta. Ti renderà un leader migliore, un lavoratore più competente e una persona più colta. La cultura apporta miglioramenti anche quando il nesso tra due ambiti sembra lontano. Sempre di più, nel lavoro, a contare non sono solo le conoscenze specialistiche, verticali, ma il loro connubio con quelle trasversali, orizzontali, che afferiscono a settori anche lontani dal nostro.
La nostra mente, in qualità di gifted, è predisposta alla profondità, al pensiero divergente, intuitivo e creativo. Rimettersi in gioco con lo studio non fa che offrirgli un’altra meravigliosa opportunità di esplorare. Ma perché questa opportunità sia fruttuosa, deve integrarsi in modo equilibrato con il resto della nostra vita.
COSE CHE HO AFFRONTATO QUESTA SETTIMANA
Proprio lei, la frustrazione, ha bussato alla mia porta in questi giorni. Perché non si “elimina” mai un problema, ma si può comprendere come affrontarlo. In un percorso di rimessa in gioco è inevitabile. Per noi gifted questa lotta interiore tra impegni e giornate di 24 ore può essere ancora più intensa: quante volte mi sono irritata nel dover ammettere che le energie e il tempo sono risorse limitate. Ma non possiamo far altro che riconoscerlo e accettarlo, capendo che una scatola non può essere riempita all’infinito, altrimenti prima o poi si romperà.
Per questo ho affrontato la realtà dei fatti: non posso fare tutto. E non posso fare tutto al 100%.
Invece di pensarmi come una scatola da riempire all’infinito, ho immaginato un cassetto con dei divisori e ho stabilito quanto spazio dovesse avere ognuna delle attività della mia vita. Ho così rimesso in fila le priorità e pensato a quanto tempo “spreco” preoccupandomi di quanto poco tempo io abbia per fare le cose. Finendo poi per rimandare, confondermi e innervosirmi.
E sai cosa? Accettare i miei limiti non mi ha tolto nulla, anzi: mi ha dato più lucidità, più spazio mentale, più respiro. Perché alla fine, non si tratta di riempire ogni angolo della giornata fino a scoppiare, ma di scegliere consapevolmente dove mettere energia e attenzione. E questa settimana l’ho capito un po’ meglio.
👉 Qualsiasi sia il motivo per cui hai scelto di rimetterti a studiare, ricorda che non è una prova di resistenza, ma un processo di trasformazione. Non conta solo quanto impari, ma come riesci a integrare ogni nuova conoscenza nella tua vita, senza che diventi un peso, ma una risorsa.

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