Ho studiato tre giorni e ho preso 30 e lode.
Si, l’ho fatto.
Per necessità (nell’ultimo mese gli imprevisti sono stati molti) e per sfida: non volevo dare questo esame in estate.
Mi aspettavo questo risultato? Sinceramente, no. Non credo mai di ottenere tanto da quello che faccio, perchè mentre lo faccio ci sono dentro ed è più facile che mi dia della folle che della preparata. Lo rifarei? Dovrei dirti di no, che bisogna essere saggi, che la vita non va costruita sulle emergenze perchè significa essere solo spericolati, quando puoi evitartele. Ma quei tre giorni sono stati per me talmente stimolanti che lo so già: si, lo rifarò.
Ma.
Se mi sono potuta consentire questa strategia è perchè alla base avevo consolidato altri due passi fondamentali: lezioni seguite in presenza e ascolto delle sessioni di esame precedenti per valutare approccio e tecnica delle domande del docente. Gifted non fa rima con eccellenza in tutto: ma più sperimenti e provi metodi, rimanendo fedele alle tue necessità e trasformando quelle che ti bloccano in paradigmi mentali troppo rigidi, meno saranno la fatica e la noia.
Qual è allora il messaggio che vorrei restituirti con questa Lumina? Che forse siamo talmente complessi che non possiamo stare alle regole che, a volte, ci imponiamo. Che abbiamo necessità uniche da dover soddisfare, anche quando questo significa giocare un po’ con il fuoco. Che la fortuna è una buona cosa, ma se va male possiamo comunque sempre aggiustare il tiro.
E che, se non vuoi fare come me, c’è sempre un’ampia scelta di strategie che puoi mettere in atto, altrettanto efficaci.
Pronto? Iniziamo.

Quando inizi un corso di laurea, sei di fatto un professionista in formazione.
Non hai più nulla del ragazzino o della ragazzina che fino a ieri aveva a che fare con le interrogazioni, i colloqui docenti-genitori e tutto un mondo di scuola superiore ben diverso dall’università.
A cominciare dalla scelta del tipo di corso, sei dal primo giorno un professionista che inizia un percorso per diventare un esperto in un determinato campo professionale. E questo tipo di forma mentis ti cambia già tutto lo scenario.
Perché poi, finite le lezioni del primo e del secondo semestre, iniziano le sessioni di esami, con tutti i suoi appelli e le sfide che si portano dietro.
Per molti gifted l’avvicinarsi degli esami non è solo una questione di stress legato alla poca voglia di passare le ore sui libri e alla tipica tensione che accompagna quasi tutti, c’è molto di più. La plusdotazione in rapporto allo studio ci pone di fronte a un’apparente contraddizione: da un lato c’è la capacità di apprendimento rapido e di pensiero critico brillante, dall’altro c’è un bisogno di fuga dalla noia, che rende difficile concentrarsi su un singolo argomento per un tempo prolungato.
A questo si aggiunge una tendenza al perfezionismo che conosco fin troppo bene. Spesso si accompagna a un senso di fallimento, perché chi è gifted sente il bisogno di esprimere al massimo le proprie abilità e si impone l’aspettativa di raggiungere la perfezione in ogni ambito. Ma quando ogni sforzo sembra insufficiente per avvicinarsi a quell’ideale irraggiungibile, il risultato è spesso la frustrazione, che può sfociare nell’underachievement: eseguire una performance ben al di sotto delle proprie capacità, se non addirittura rinunciare del tutto.

C’è da fare però una precisazione: Maureen Neihart (2011) fa una distinzione importante tra perfezionismo buono – tentativo equilibrato di dare il massimo in base ai propri tempi e modi – e perfezionismo cattivo, o disfunzionale, ovvero l’ansia esagerata di raggiungere la perfezione, che troverebbe correlazione con lo stress (Adderholdt e Goldberg, 1999; Parker e Mills, 1996).
A partire dai bambini, circa il 20% dei plusdotati manifesta quest’ultimo tipo di perfezionismo (Renati e Zanetti, 2012).
Ed è proprio questa pressione interna il nostro più grande nemico. Piuttosto che concentrarci sul fare una cosa alla volta approfondendola e chiudendola come attività, rischiamo di iniziare a rivedere e riscrivere all’infinito, finendo per sentirci sopraffatti già a metà strada.
Perché quando l’indecisione si scontra con la necessità di organizzare il tempo e di mettere da parte un capitolo e procedere con quello successivo, la situazione si fa a dir poco complicata.
Con il tempo e attraverso il mio mestiere ho imparato che trovare un equilibrio può essere faticoso all’inizio, ma è decisamente possibile! Prima di tutto dobbiamo accettare semplicemente che il nostro approccio allo studio e alla produttività può essere diverso da quello di chi non ha la nostra stessa intensità emotiva e mentale. Questo è il primo passo.
🍀 Sii gentile con te stesso
Noi gifted impariamo presto che la regolazione emotiva è una sfida che si intensifica durante i periodi di stress, e gli esami – tutti gli esami – sono una cassa di risonanza davvero potente! È importante capire che questa intensità può diventare una forza: riconoscere e canalizzare le emozioni con consapevolezza può fare la differenza. Imparare a praticare l’auto-compassione, essere consapevoli dei trigger emotivi e chiedere supporto quando necessario ti aiuterà a mantenere un equilibrio. Gli esami sono solo una parte di un percorso più ampio e gestire l’emotività è il primo passo per affrontarli con serenità.
📚 La visione d’insieme è dalla nostra parte
Come persone gifted, tendiamo a non vedere le cose come singoli blocchi separati, ma come una rete di connessioni. Non c’è niente di più affascinante che scoprire come ogni concetto si intreccia perfettamente con l’altro, vero? Ma questa capacità può renderci difficile concentrarci per lungo tempo su un singolo argomento. Quando ci sentiamo sopraffatti dalla difficoltà di concentrarci su un tema specifico, ricordiamoci che possiamo sfruttare la nostra visione d’insieme per capire come quell’argomento si inserisce nel contesto più ampio dell’esame o del progetto che stiamo affrontando. Non dobbiamo per forza focalizzarci su ogni singolo dettaglio, ma possiamo usare la nostra capacità di interconnessione per creare una mappa mentale che ci guidi, tenendoci ancorati alla comprensione complessiva.
È chiaro che dovremmo concentrarci anche sui singoli argomenti. Per farlo quello che ritengo molto utile è accettare che non comprenderò “tutto e subito”. Molti concetti, fatti, nozioni acquisiranno più senso andando avanti, e va bene così.

⚡️ Asseconda i tuoi picchi di energia
Il nostro ritmo non è uguale a quello degli altri, perciò non ossessionarti sul rispettare orari fissi e prestabiliti sempre. Ci sono momenti in cui siamo al massimo della creatività e dell’energia, e altri in cui non c’è nulla che ci aiuti a concentrarci. Per noi gifted questi picchi di energia sono il cuore della produttività e imparare a studiare quando la mente è pronta a raccogliere e a creare è fondamentale e stimolante! Creati piccole abitudini basate sui momenti della giornata in cui senti di poter essere maggiormente concentrato: saranno i tuoi trigger positivi che ti porteranno ad attivarti in maniera sempre più naturale.
🛡 La storia di Filomena, in guerra con la sessione d’esami
Quando Filomena ha iniziato il percorso con me, il problema non era lo studio, ma il riuscire a ‘deporre le armi’. Viveva l’avvicinarsi degli esami come una battaglia a cui doveva presentarsi perfettamente pronta. Ma il perfezionismo prendeva sempre il sopravvento, facendola sentire ogni volta meno preparata. Più studiava, più l’obiettivo sembrava sfuggirle, come se nuovi nemici potessero sbucare all’improvviso da sentieri inesplorati. La sua mente non smetteva mai di cercare dettagli, risposte, approfondimenti. Eppure, anche quando credeva di aver finito, di aver compreso tutto, un pensiero si insinuava silenzioso e iniziava a tormentarla: “Non so tutto, non sono preparata al 100%, non sono pronta”.
E allora…ricominciava da capo, talvolta persino rimandando quell’esame, per poi provare un inevitabile senso di colpa.
Di fatto auto sabotandosi, la sua ricerca quasi ossessiva la spingeva a volere sempre di più, senza comprendere che spesso quel “di più” non era necessario.
Insieme, abbiamo esplorato il senso di minaccia che avvertiva, scoprendo che affondava le radici in una mancanza di strategia, già a partire dalla gestione del tempo tra studio e vita privata. Sessione dopo sessione, ha sperimentato diversi momenti della giornata dedicati allo studio, testando strumenti e metodi differenti, mentre fissava in agenda spazi intoccabili per amici e sport. Così è riuscita a strutturare un percorso di preparazione per i primi esami che l’ha sorpresa: ha ottenuto ottimi risultati senza più quell’ansia da marine in battaglia che l’aveva sempre accompagnata.
Magia? No, e per fortuna!

📆 Una timeline emotiva e pratica per prepararsi agli esami
Si ok, Giada. Tutto molto bello. Ma quindi, in pratica? Cosa dovrei fare?
Proviamo a vedere insieme alcuni punti essenzali.
🤔 Inizio della preparazione: incertezza, determinazione e organizzazione
Ogni volta che ci si prepara per un esame, la sensazione iniziale è quella dell’incertezza. È naturale sentirsi sopraffatti e senza possibilità di avere il controllo che vorremmo, uniti a quella sensazione che non avremo mai abbastanza tempo per fare tutto secondo i nostri standard. Fermati, fai un respiro e comprendi che la confusione è parte del processo.
Pratica dello studio: in questa fase, è fondamentale fare chiarezza. La cosa che ho imparato, con il tempo, è che la chiave sta sempre in un’organizzazione che mi piace definire “comprensiva”. Che significa? È bene organizzarsi, ma ricorda che soprattutto all’inizio i limiti che stabiliamo potrebbero necessitare di cambiamenti, perché gli imprevisti fanno parte della vita e soprattutto della mente di noi gifted! Non essere severo con te stesso e non mollare tutto se per un giorno non rispetti ciò che ti eri prospettato. Non bisogna avere fretta di capire tutto e subito. Il primo passo è suddividere gli argomenti in blocchi gestibili – e se hai seguito le lezioni, sai già individuarli facilmente – , dare priorità ai temi più complessi e lasciare spazio alla riflessione.
Se hai, poi, diversi libri da leggere, ricorda la regola dell‘analisi della fonte: qual è il profilo dell’autore? Qual è la sua cornice storiografica? Quali sono le sue domande di ricerca? Quali sono le fonti su cui si sofferma? Qual è il suo metodo? I risultati del suo lavoro/opera rispondono alle sue domande di ricerca? Quali rilessioni si possono fare sul suo lavoro/opera?
Prepararti in questo modo molto analitico significa essere padrone di un argomento, partendo dall’autore di un testo, che potrai facilmente riportare in sede di esame.
Come affrontarlo: ricordati che l’incertezza è solo temporanea! Organizzando il lavoro e affrontando il tutto un passo alla volta, quella sensazione di disorientamento sparirà o, quantomeno, si affievolirà moltissimo.
😬 Periodo di studio intensivo: ansia crescente, gestione del tempo e concentrazione
L’idea che il tempo sia limitato e che ci siano troppe cose da fare può far crescere una sensazione di ansia e panico, perchè poi la paura di non riuscire a padroneggiare tutti i dettagli ti fa pensare che ogni concetto debba essere imparato perfettamente. Non è così.
Pratica dello studio: in questa fase, l’approccio che funziona è quello di concentrarsi sulla qualità, non sulla quantità. Ho imparato a non farmi prendere dalla tentazione di leggere e ripetere meccanicamente le stesse cose per ore. Piuttosto, mi focalizzo sulle parole chiave, sui concetti principali e sul ragionamento. Non bisogna imparare ogni singola parola: capire il significato profondo e saperlo spiegare è quello che spesso ti viene richiesto in un esame (soprattutto se sei nel percorso di una Triennale).
Nel concreto: immagina di dover spiegare l’argomento di esame a tua zia sorda durante il pranzo di Natale: quanto devi essere efficace, sintetico e chiaro per poterlo fare? Quanto devi andare al punto per farle capire di cosa stai parlando? Ecco, studia con questo obiettivo in mente. Difficilmente dimenticherai ciò che hai appreso e che sapresti spiegare a tua zia!
Un altro strumento che ho sempre trovato utile sono le flash cards: esistono app gratuite che ti consentono di creare delle carte con gli argomenti necessari. Consiglio? Chiedi a ChatGPT di creati uno schema di domande inerenti e usa le flash cards per abbinarci le tue risposte. In questo modo ti creerai un circuito dinamico e divertente a cui potrai accedere in qualsiasi momento dal tuo cellulare.
Come affrontarlo: quando inizi a pensare che non ce la farai mai, fermati e chiediti: chi definisce se posso o non posso farcela? Se immagino di aver già ottenuto il voto che mi sono prefissato, andando a ritroso, quale atteggiamento mi aiuterebbe da adesso in poi?
😨 La settimana prima dell’esame: sovraccarico, strategia e consapevolezza
In questa fase, la sensazione di sovraccarico può diventare difficile da gestire. La mente è affollata di pensieri, la paura di dimenticare qualcosa si fa pressante e il desiderio di mollare tutto è più forte che mai. È il momento di massima tensione, ma anche quello in cui la strategia può fare la differenza.
Pratica dello studio: a questo punto, non ha senso cercare di imparare da zero concetti nuovi o, peggio, ricominciare tutto da capo. Ora è il momento del ripasso attivo: riassunti, flash cards, mappe concettuali, spiegazioni a voce alta e, perché no, anche video o documentari sull’argomento. Rendere lo studio più dinamico aiuta a mantenere la concentrazione e ad alleggerire la pressione.
Quando hai finito, fermati. Il giorno prima dell’esame concediti del tempo per rilassarti: hai dato il massimo con le risorse che avevi, ora è importante ricaricare le energie.
Come affrontarlo: prima dell’esame, prenditi qualche minuto per riflettere su alcune domande che ti aiuteranno a trasformare questa esperienza in un’opportunità di crescita, indipendentemente dal risultato:
- Sono riuscito a seguire un metodo efficace?
- Cosa ha funzionato e cosa no?
- Se il risultato è stato positivo, cosa posso consolidare per il prossimo esame?
- Se invece è andata diversamente da come speravo, cosa posso migliorare?
Appuntati questo piccolo schema e se qualcosa già ora emerge, aggiusta il tiro dove e come puoi.
Se vivi gli esami come il reale percorso di crescita che sono, e non un giudizio su di te come persona, allora davvero potrai viverti un’esperienza universitaria appagante e utile per il tuo futuro.
😱 Il giorno dell’esame: tensione, lucidità e gestione dell’energia
Il giorno dell’esame la tensione è alle stelle. Se sei come me (complice un metodo di studio talmente poco ortodosso da farmi tremare le gambe!), parlare con le persone diventa difficile (hai presente i colleghi di corso che ti chiedono di ripetere e tu vorresti solo che fosse tutto finito?!), le mani sudano e la mente sembra bloccata. È normale. Il trucco sta nel non lasciare che l’ansia prenda il controllo.
Pratica dello studio: se ti tranquillizza, dai un’ultima occhiata agli appunti e metti tutto in prospettiva: è un esame, non la conquista di Marte!
Durante l’esame, se una domanda ti mette in difficoltà, prenditi qualche secondo per respirare e riflettere. Rispondi con lucidità e ricorda sempre: non è un giudizio su di te come persona, ma solo una verifica della tua preparazione su quella materia in quel momento e del tuo modo di esporla (ricordati della zia!). Tutto qui.
Come affrontarlo: se hai seguito le lezioni del docente, probabilmente hai familiarità con il suo modo di ragionare. Usa questa conoscenza a tuo favore e poniti in modo rilassato e concentrato. Ricorda: i professori conoscono bene l’ansia da esame – ci sono passati anche loro! Il loro obiettivo non è metterti in difficoltà, ma valutare ciò che sai per permetterti di evolvere nella tua professionalità.
Sii sicuro di te e del tuo impegno e, se incontri un momento di incertezza, non fermarti. Più della perfezione, verranno notate la tua sicurezza e la tua capacità di ragionare.
COSE CHE HO AGGIUNTO QUESTA SETTIMANA
Qual è la cosa bella che accadrà oggi?
Ho attaccato questa frase sulla cover del pc. La vedo tutte le mattine, appena mi siedo alla scrivania. E’ una di quelle frasi che ti cambiano la prospettiva dei pensieri: mentre inizi a sciorinare tutte le cose da fare, gli impegni, i messaggi, le scadenze di cui ti devi occupare, queste parole ti trasportano in un’altra dimensione.
Da ieri ho iniziato una nuova piccola routine: la sera, quando mi appunto i momenti di gratitudine della giornata, aggiungo con una penna rossa “la cosa bella di oggi è”. Perchè, quando hai una velocità di pensiero che spesso non ti permette neanche di capire come ci sei arrivato ad una determinata conclusione, ti serve davvero tanto imparare a fissare i momenti più belli della tua giornata.

Lumina è la newsletter in cui ti racconto il mondo gifted dal punto di vista di chi gifted lo è e ha fatto della sua neurodivergenza uno strumento per aiutare altri gifted. Troverai storie ed esperienze, mie e delle persone che si affidano a me. Idee, suggerimenti, qualche strategia e molti fallimenti. Sentiti a casa, mettiti comodo e comoda, vuoi un caffè? Buona lettura!
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