Cosa vuoi, cosa fai e perchè sei sempre lì
Da alcuni mesi ho deciso di modificare alcune mie abitudini. Per una serie di fattori esterni ho iniziato a riflettere seriamente (prendendomi del buon tempo per elaborare pensieri e idee nuove) su come volessi fossero i miei prossimi 50 anni.
E quando sono arrivata alla mia personale conclusione, ho iniziato a pianificare due linee strategiche parallele: rivolgermi ad una nutrizionista e riprendere ad andare in piscina prima e poi ad integrare con la palestra.
Facile? In realtà no, perchè per arrivare ad una soluzione adeguata a noi, dobbiamo inevitabilmente passare per alcuni livelli di complessità che, però, se non esplorati, rischiano nel tempo di remarci contro.
Hai presente quando cerchi casa? Vai a vederne diverse e ogni volta cerchi di avere tutte le informazioni possibili: quando sono stati fatti gli ultimi lavori alla facciata del palazzo? Come sono i vicini? Che traffico c’è di solito? Gli impianti a quando risalgono?
Perchè lo facciamo? Ovviamente per non avere sorprese in futuro, o quanto meno per poter valutare se e come potremmo porre rimedio a qualche problema più in là.
Quando scegli un obiettivo dovresti fare lo stesso: non c’è dubbio che tu sia sincero o sincera rispetto a quello che vuoi, ma se non cerchi anche cosa ti sta davvero impedendo di realizzarlo, per quanto tu possa mettere in campo una soluzione tecnica, nel tempo ritornerai a comportarti come facevi prima, se non peggio.
Serena aveva uno scopo: imparare a delegare. Non di più, o meglio: proprio imparare a delegare agli altri. Lo voleva più di ogni altra cosa, perchè la sua attività commerciale era molto cresciuta nell’ultimo anno e si era resa conto che stava togliendo tempo a gran parte della vita privata per rispondere a tutte le necessità. Messa alle strette dal marito, mi ha contattata. I loro figli, valutati ormai vent’anni prima alle elementari, erano stati per lei una palestra per la giftedness, tanto da portarla a farsi lei stessa valutare qualche anno dopo.
“Qual è il mio problema?!” mi ha chiesto al nostro primo incontro. Era frustrata perché non riusciva mai a mantenere la decisione di delegare. Ci provava, si impegnava per alcuni mesi, ma bastava un imprevisto per farle riprendere le vecchie abitudini. E i suoi collaboratori non si sentivano più coinvolti sul serio come i primi tempi, perchè sapevano che, presto o tardi, tutto sarebbe tornato come prima.
Un sistema immunitario che può ucciderti
Quando il nostro sistema immunitario è forte, ci difende efficacemente. Tuttavia, a volte, quando respinge elementi nuovi, interni o esterni, che potrebbero aiutare il nostro corpo a guarire o a rimanere in salute, finisce per danneggiarci. Anche se ci mette a rischio, sta comunque svolgendo il suo compito. Di fatto, non modificando il suo metodo di valutazione, non realizza che nel tentativo di proteggerci potrebbe metterci in pericolo.
Questo è ciò che accade anche a noi quando desideriamo raggiungere un obiettivo. Agendo solo con decisione e determinazione, finiamo spesso per tornare alle vecchie abitudini, vanificando così gli sforzi precedenti.
Cosa fai per non ottenerlo?
Lo psicologo William Perry, analizzando cosa serve davvero sapere sulle persone che si vuole aiutare a cambiare, ha rilevato due fattori essenziali: che cosa vogliono davvero e che cosa fanno per non arrivarci. Robert Kegan e Lisa L. Lahey, ricercatori e docenti di Harvard, ne hanno aggiunto un terzo: perchè le persone continuano a mettere in atto comportamenti che bloccano, di fatto, il raggiungimento del loro obiettivo?
Ad un certo punto, Serena ha realizzato che reagiva in modo brusco ogni volta che un collaboratore si offriva di risolvere un problema, impedendo così qualsiasi dialogo o confronto e andando ad alimentare la sfiducia negli altri rispetto alla sua effettiva capacità di delega. Quando le chiesi il motivo di questo comportamento, rispose istintivamente: “Questo negozio è la mia creatura. Non posso permettere che venga danneggiato!”. Game. Set. Match.
Andare a 100/h con il freno a mano tirato
Siamo abituati a credere che, se non riusciamo in qualcosa, è per mancanza di volontà.
Non studi perchè sei pigro. Non cerchi lavoro perchè stai comodo con i tuoi. Vivi una relazione insoddisfacente perchè in fondo ti sta bene.
Poi qualcosa in te cambia, prendi una nuova decisione e inizi a passare ore e ore sui libri, ma gli esami non vanno come speravi. Trovi un lavoro, ma non ti soddisfa. Decidi di chiudere una relazione, ma vivi con la paura che possa succederti di nuovo qualcosa di simile.
Per quanto il pensiero gifted sia affascinato dalla complessità, ci capita spesso di creare un groviglio di idee, riflessioni e possibili soluzioni che ci fanno perdere il filo conduttore: tuttavia, è proprio lì che si trova la chiave per il nostro cambiamento, nei nostri perchè.
Sospendendo il giudizio, diventiamo consapevoli dei modi in cui ci auto sabotiamo, il che ci consente di ottenere una comprensione più chiara della situazione e ci offre la possibilità di prendere decisioni basate sulla realtà dei fatti: voglio farlo, ma agisco in contro tendenza perchè. Cosa posso fare per partire da qui e realizzare la mia personale storia?
Carl Gustav Jung diceva che ogni persona arriva in questa vita con una storia innata e nessuno può vivere in modo significativo se non impara a vivere e far crescere quella storia.
Ti auguro di scoprire la tua storia profonda e di sceglierla ogni giorno, trasformando la tua vita in qualcosa di significativo per te e per tutti noi. Fino ad arrivare a comprendere che è lì che risiede il senso di tutto ciò che sei, a partire dai tuoi perché.
COSE BELLE CHE HO IMPARATO VISSUTO QUESTA SETTIMANA
Essere una docente non è mai stata una scelta voluta, ma frutto di una fortunata serie di eventi. Mi è piaciuto? Da un punto di vista burocratico, no. Troppo limitante e troppo simile a quel mondo aziendale che ho salutato ormai qualche anno fa. Ma dal punto di vista relazionale, mi ha regalato esperienze potenti. Perchè è vero che puoi essere la persona più preparata al mondo in quello che fai, ma di te non rimarranno le lezioni, le cose che insegni o come le insegni. Rimarrà la relazione: quanto ci hai tenuto che fosse sincera, quanto ci hai messo del tuo, anche (e soprattutto) quando le cose si facevano difficili, quanto hai creduto nell’infinita potenzialità di persone che, per quanto bambini o ragazzini, sono preziosi e preziose sempre. E se dopo due anni rivedere una ragazzina in una video chiamata mi ha emozionata perchè il filo che ci unisce è forte come quando ci vedevamo ogni giorno in classe, allora questa relazione l’abbiamo intessuta davvero bene, sia io che lei.
«Fai che quando incontri qualcuno, una volta che lo lasci quel qualcuno sia migliore di prima che ti incontrasse.»
Madre Teresa di Calcutta
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