Scegli come piace a te e rendilo concreto.
“Le routine mattutine e serali ti preparano al successo. Ti aiutano a ottenere di più, a pensare con chiarezza e a svolgere il lavoro che conta davvero. Ti impediscono di inciampare sconsideratamente durante la tua giornata e si assicurano che tu faccia le cose più importanti “, dice Stephen Altrogge di Zapier.
Mi ci sono voluti diversi anni per integrare alcune routine nelle mie giornate. Questo perchè di solito agisco di pancia e amo lavorare sotto stress: devo pensare ad un nuovo progetto? Mi ci metto due giorni prima della consegna. Serve creare un power point per la lezione di domani pomeriggio? Ho la mattinata per farlo.
Ormai lo so, in tempi stretti io lavoro meglio. Vado in hyperfocus, sono molto più concentrata nel tempo che ho a disposizione e alla fine raggiungo sempre un lavoro che mi soddisfa. Salvo poi rimetterci le mani se devo riutilizzarlo (ma questa è un’altra storia e somiglia a quella di “Paganini non ripete mai”).
Qual è la dark side di questo modo di lavorare? Oltre al fatto di andare a escludere tutte le altre attività (comprese le primarie, come ricodarmi di fare pipì!), sicuramente la stanchezza. Se ho molte cose da gestire, sono già sotto stress e lavorare a ridosso di una consegna o di un evento aumenta esponenzialmente il rischio che io non riesca a finire tutto in tempo o che il risultato sia davvero troppo impreciso.
Nel tempo, cambiando lavoro e intensificando alcune attività che richiedono un’attenzione specifica da parte mia, ho iniziato ad integrare alcune routine, a cominciare da quella serale. Ogni giorno, quando è il momento di staccare, mi prendo alcuni minuti per scrivere su un quaderno ciò che sento necessario. A cominciare dalla gratitudine per tutto quello che ho vissuto, senza distinzioni (e questo l’ho imparato dal gentle guru Federico Favot).
Ma scrivo anche i miei fallimenti, o perlomeno quelli che identifico tali, perchè mi insegnino a fare meglio domani. Scrivere è quell’azione fisica che definisce la fine del lavoro e apre al tempo del relax prima di cena. Un po’ come aprire la porta di casa dopo una giornata fuori, togliersi le scarpe, cambiarsi e iniziare il tuo personalissimo terzo tempo.
Altra ruotine – per la quale mi sono dovuta allenare un po’ di più, va detto – è quella di alzarmi molto presto la mattina. Sono sempre stata una mattiniera, ma le 4 sono l’alba dell’alba e per arrivarci ho dovuto giocare a spostare la sveglia 5 minuti indietro per settimane.
Mentre intorno è ancora solo buio e silenzio, quelle sono le ore in cui posso dedicarmi alla meditazione, all’ascolto di podcast o di audiolibri, e alle prime cose da fare per lavoro. Fino a quando non iniziano ad arrivare mail e messaggi, quel tempo è solo mio e mi permette di fare ordine nei pensieri e negli obiettivi del giorno.
Con il passare dei mesi, tutto questo mi ha permesso di costruirmi un inizio e una fine di giornata che mi aiutano a definire meglio cosa devo fare ma soprattutto dove sto andando. Perchè il mio pensiero viaggia costantemente su progetti a lungo termine e non di rado fatico a stare nel presente, nei passi uno dopo l’altro che mi servono per arrivare dove voglio.
Una routine per domarli, una routine per ghermirli e nel gioco incatenarli.
Da bambini, i gifted spesso non amano le routine: sono caotici nella gestione dei loro spazi, non tengono in ordine le cose per la scuola, e spesso vanno in classe con metà di quello che gli servirebbe quel giorno. E i genitori che gli corrono dietro tra “Hai preso l’astuccio?!”, “Ti sei ricordato il libro di storia?!”, “Avevi detto che sistemavi oggi pomeriggio, sono le dieci…allora?!”, a cui seguono sbuffi, frasi a mezza bocca e qualche “si si” strascicato. Inutile dire che nulla o quasi avranno fatto. Perchè sono bambini e perchè queste sono attività noiose che li distolgono dai loro interessi.
Per provare a salvaguardare la salute mentale dei genitori, allora, si può immaginare di creare con i piccoli delle routine-gioco: abbinare il movimento fisico ad un’attività poco interessante la rende maggiormente sfidante e per questo più accattivante da fare.
Da adulti, oltre il ripensare il proprio tempo per inserire gesti che attivino risposte positive, può essere utile lavorare anche sul proprio riconoscimento.
La prima volta che ci siamo conosciuti, M. mi ha detto: “Quando mi arrivano i feedback del team, devo sempre verificare che le persone abbiano capito bene come compilare il format. Penso costantemente che possano sbagliare, perchè non credo in quello che loro vedono in me e nel mio lavoro.”
Fai il meglio che puoi, ora. Sempre.
È stato un viaggio bello quello con M. perchè abbiamo lavorato prevalentemente sul costruirsi delle affermazioni da leggere e ripetere ogni giorno, fino a quando non ha iniziato a sentirle vere. La fatica di dirsi che stava facendo del suo meglio, o riconoscersi quel pregio, o ancora ripensare alla sua giornata solo in termini positivi è stata enorme, all’inizio.
Poi, appuntandosi post it con le sue affermazioni preferite praticamente ovunque, lentamente ha iniziato a tenere con sé quelle parole, fino a pensarle quando doveva affrontare qualcosa di difficile, per ritrovare quel focus sulle sue capacità che non aveva mai radicato.
Quando riusciamo a liberarci del giudizio verso noi stessi, quando ci permettiamo di mostrare ogni nostro aspetto, anche il più vulnerabile, senza però metterlo in discussione o negarlo, ci stiamo dando il permesso di esistere così come siamo. Che non può darci nessun altro. Per fortuna.
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COSE BELLE CHE HO IMPARATO RICORDATO QUESTA SETTIMANA:
Se vuoi essere felice, sii felice di proposito. Quando ti svegli la mattina, non puoi semplicemente aspettare e vedere che tipo di giornata avrai. E decidere poi se sarai felice. Devi decidere tu che tipo di giornata vivrai. Si tratta di avere pensieri attivi ed energie elevate. Si tratta di stare su frequenze più alte, perchè lì è dove o i problemi hanno soluzioni oppure tu rimani salda, malgrado tutto. In ogni caso, avrai deciso tu di essere davvero felice, di proposito.
Lumina è la newsletter in cui ti racconto il mondo gifted dal punto di vista di chi gifted lo è e ha fatto della sua neurodivergenza uno strumento per aiutare altri gifted. Troverai storie ed esperienze, mie e delle persone che si affidano a me. Idee, suggerimenti, qualche strategia e molti fallimenti. Sentiti a casa, mettiti comodo e comoda, vuoi un caffè? Buona lettura!
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